[Ho letto] "Liberati della brava bambina": 3 donne che porto con me

Gancitano, Colamedici, Liberati della brava bambina, HarperCollins, Milano 2019



"Liberati della brava bambina" è un libro che aspettava solo di essere scritto.

Dopo averlo letto ho pensato "finalmente!". Seguendo il lavoro di Maura e Andrea (gli autori) da diversi anni, immaginavo che potesse essere potente ma non sapevo quanto.

Quello che le donne, o almeno la maggior parte delle donne, provano è finalmente stato scritto con parole chiare e dirette. La riflessione sulla condizione della donna di oggi è stata portata a un altro livello, più alto e profondo allo stesso tempo, più tangibile e vicino. 

Attraverso le storie di 8 donne che spaziano dalla mitologia alla contemporaneità, più un capitolo finale dedicato agli uomini (bellissimo!), vengono descritti e analizzati i vari aspetti di quel problema senza nome che giace ancora oggi in profondità dentro di noi.

Quel problema che deriva dai condizionamenti sociali e culturali e dall'assenza di libertà e di potere che le donne di ogni epoca, compresa la nostra, hanno dovuto affrontare.

Ogni storia ci dà gli strumenti per trasformare quello che di negativo abbiamo assimilato in una forza positiva che può portare a un cambiamento, a una guarigione, e quindi a farci fiorire.

Sono certa che se leggessimo questo libro in 100 donne susciterebbe 100 reazioni diverse, perchè in ciascuna di noi toccherebbe corde uniche, vi racconto quindi in quali storie mi sono riconosciuta di più io.

La prima è Morgana, che rappresenta il conflitto con il mondo
Premessa: con Morgana ho un rapporto speciale da quando ho letto "Le nebbie di Avalon" di M. Z. Bradley, romanzo che ho amato moltissimo.

Leggendo la sua storia in "Liberati della brava bambina", oltre ad aver sottolineato quasi tutto il capitolo, ho sentito più volte dentro di me scattare una voce che diceva "ECCO. ECCO cosa sento". Ci siamo riconosciute subito.
Morgana ha a che fare con la frustrazione che nasce quando vedi che il mondo intorno a te non è come lo vorresti e quando senti di dover lottare per uno scopo superiore, anche quando ti sembra che nessun altro capisca o se ne preoccupi.

La seconda è Daenerys, che rappresenta la conquista del potere
Premessa: non ho mai visto il Trono di Spade nè ho mai letto i libri, ma quando ho letto la storia di Daenerys ho sentito una carica enorme e ho capito che anche lei faceva parte di me.

Daenerys ha a che fare con il superamento delle difficoltà e dei traumi, che rappresenta ogni volta una rinascita. Ha a che fare con la rottura del cosiddetto soffitto di cristallo (ovvero uno sbarramento immaginario ma che si riflette nella realtà) che consente agli uomini di potere di mantenere i ruoli più importanti, contro il quale la maggior parte delle donne in cerca di realizzazione professionale si scontrerà. Infine ha a che fare con la costruzione di un nuovo modo, più collaborativo, di gestire il potere.

La terza è Dina, che rappresenta il bisogno di condivisione
Quando ho letto la storia di Dina ho realizzato che provo le sue stesse emozioni.
Penso che essere figlia unica non mi sia di aiuto, ma credo che in generale un po' tutte sentiamo la mancanza di una vera sorellanza e di un legame profondo con le donne della nostra famiglia, o anche con le altre donne.

Per via di retaggi culturali, del moderno senso del pudore, del modo così accelerato in cui oggi viviamo tutto, ci siamo trovate in quest'epoca moderna ad essere sole, senza riferimenti, senza conoscenze tramandate, senza un supporto da parte delle uniche persone (le altre donne) che potevano davvero capire cosa stava succedendo nei momenti di passaggio più cruciali nella vita di una donna (l'arrivo delle mestruazioni, la gravidanza, il parto, la menopausa ..).

Quando è morta mia nonna ho pianto più per quello che poteva essere e non è stato che per la morte in sè, che è arrivata solo a dare sollievo a un corpo sofferente.


Ps: sulla storia di Dina c'è un intero libro, "La tenda rossa" di Anita Diamant, edito da Tlon, che ho acquistato al salone del libro di Torino e che leggerò prossimamente.




Per concludere, la cosa più importante che mi ha lasciato questo libro è la sensazione di essere compresa e riconosciuta nelle mie tante sfaccettature, oltre alla capacità di riconoscere quali aspetti del problema senza nome si possono risvegliare in me e come trasformarli in nuova linfa vitale.

Questo libro è più prezioso di un gioiello, più luminoso di un faro. Non puoi non sentirlo, proprio come una chiave che apre una serratura.

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